I Reperti del Corredo

Il Corredo e il Rituale Funerario

Il Rituale

Nell’antichità classica gli onori ai morti erano un dovere fondamentale che spettava ai figli o ai parenti più stretti.
Gli antichi greci credevano che la celebrazione del rituale funerario propiziasse il viaggio del defunto nell’ Ade: non a caso nella bocca del defunto veniva posta una moneta per pagare Caronte nel passaggio verso l’aldilà; se ciò non fosse avvenuto, la sua anima avrebbe vagato perseguitando i suoi cari. Nel rito funerario si susseguivano cinque momenti: l’esposizione del defunto, il corteo funebre, il seppellimento, il lutto ed infine i rituali di commemorazione celebrati in momenti successivi. La donna aveva un ruolo essenziale nella preparazione del rito, poiché lavava il corpo del defunto e poi lo cospargeva di essenze profumate; successivamente, il corpo veniva avvolto in un sudario ed esposto su di un letto, in modo tale che tutti potessero portare un ultimo saluto al defunto. La sepoltura, che avveniva all’ alba, era preceduta da una processione che seguiva la salma verso le necropoli. A seguire il corpo veniva cremato o inumato; nella prima pratica, che si diffonde solo a partire dal IV secolo a.C., le ceneri venivano raccolte in un’urna; nel caso della inumazione il corpo veniva deposto nella tomba. Tipico del mondo apulo è il rituale di inumazione in cui il defunto veniva deposto in posizione rannicchiata con le gambe flesse invece della consueta posizione supina attestata nelle altre culture italiche. Accanto al defunto veniva posto un corredo costituito da oggetti della vita quotidiana, essenzialmente vasi in ceramica utilizzati per bere, mangiare, conservare gli alimenti e gli unguenti. Altri oggetti e suppellettili potevano far parte del corredo: armi, strigili, dadi per gli uomini; profumi, gioielli, strumenti del lavoro domestico per le donne; giocattoli per i bambini. Alcune tipologie di vasi venivano prodotte esclusivamente per il rituale funerario. Nella tomba si ponevano anche vasi con offerte votive di cibo e si eseguivano libagioni. Nelle tombe di personaggi appartenenti alle aristocrazie indigene del mondo apulo sono stati ritrovati vasi monumentali insieme ad altri beni di prestigio (pendagli d’ oro, ornamenti d’ avorio, scudi, lamine in bronzo), per lo più importati dal mondo greco e magno-greco. Il corredo funerario apulo, infatti, sottolinea la classe sociale di appartenenza del defunto. Anche la tipologia tombale è variegata e può essere rappresentativa del rango sociale, come nel caso delle grandi tombe a camera ipogee che riproducono le abitazioni con i loro arredi; per le classi più umili la tomba poteva essere anche una semplice fossa.

Il Corredo della Tomba Elitaria

All’interno della tomba sono stati rinvenuti numerosi elementi di corredo funerario, ma risulta difficile metterli in relazione con i singoli individui che vi sono stati inumati, ad eccezione della deposizione posta nello strato più superficiale della tomba per cui è possibile ricostruire la composizione del corredo, costituito da una decina di reperti tra cui una moneta che permette di datare questa ultima sepoltura intorno alla metà del II secolo avanti Cristo. Il defunto, un individuo adulto di sesso maschile, l’unico di cui è possibile riconoscere la giacitura originale, era stato deposto in posizione supina, con gli elementi del corredo (una lagynos acroma, una lekythos a vernice rossa, tre unguentari, due lucerne, due piatti a vernice nera, una fibula in bronzo e un asse romano databile al 157-156 avanti Cristo) disposti tutto intorno. Colpisce in questa sepoltura l’abbandono della posizione rannicchiata del corpo tipica del mondo apulo e la tipologia anomala della fibula, che non trova confronto in ambito daunio. Per le altre deposizioni, sconvolte dalla necessità di rimuovere le sepolture più antiche per fare spazio alle inumazioni successive, non è stato possibile individuare il corredo di pertinenza. Nelle pareti della tomba alcuni chiodi infissi erano stati utilizzati per appendere gli strigili, gli strumenti utilizzati nell’antichità per detergersi la pelle dopo l’attività fisica, rinvenuti in discreta quantità nel contesto funerario. Gli altri oggetti erano distribuiti senza un ordine apparente in tutta la profondità del riempimento della tomba, per effetto del periodico spostamento di ossa e corredi per fare spazio ai nuovi defunti e forse per l’azione dell’acqua che periodicamente si infiltrava nella cassa. Sono stati rinvenuti all’incirca duecento reperti, appartenenti a tipologie diverse di materiali (ceramiche, vasellame metallico, armi, oggetti d’uso, monili e ornamenti e riconducibili ad individui dei due sessi. Alcuni elementi infatti (pettine e spilloni per i capelli, specchi e oggetti legati alla cosmesi) sono tipici della sfera femminile. La presenza di armi si collega invece al mondo maschile. La tipologia delle ceramiche è riconducibile a produzioni locali ben attestate in contesti della Daunia ellenistica, ad eccezione della lagynos acroma di cui è raro il riscontro nella Puglia settentrionale. Alcuni oggetti appaiono di particolare pregio (il sigillo in cristallo di rocca, il pendente d’oro, il bicchiere d’argento, per citarne alcuni) e sono indizio di una condizione sociale elitaria del gruppo familiare che verosimilmente ha utilizzato la struttura nell’arco di centocinquanta anni. Altro elemento degno di nota è la presenza nella tomba di numerose monete, testimonianza di un uso poco attestato nel mondo apulo di deporre degli oboli presso i propri morti. La presenza di due oggetti votivi in terracotta raffiguranti una colomba si ricollega presumibilmente al culto di Afrodite Sosandra a cui era dedicata la grotta-santuario dell’isolotto di Sant’Eufemia a Vieste. Le colombe, raffigurate anche su una brocchetta in stile di Gnathia che fa parte del contesto, erano infatti sacre alla dea Afrodite.


I Reperti del Corredo Le Ceramiche